Le biografie
Biografia di Niccolò Coppola
Nato a Gallipoli il 19 aprile 1899 da un’antica e nobile famiglia, stabilitasi in Terra d’Otranto nel XV secolo, Niccolò Coppola vivrà sempre ad Alezio nell’antico palazzo di famiglia. Suo padre Giovanni, mancato troppo presto all’affetto del figlio, è un giornalista e nel 1887 fonda e dirige “Lo Spartaco”, organo dell’Associazione Democratica Elettorale di Gallipoli. Tra i suoi avi il pittore Giovanni Andrea Coppola, i cui quadri si possono ammirare ancora oggi nella cattedrale di Sant’Agata a Gallipoli. Come tanti della sua generazione, i “ragazzi del’ 99”, diventa uomo troppo presto, coinvolto nella Grande Guerra come ufficiale del Genio.
A soli ventidue anni completa gli studi universitari, laureandosi in ingegneria, con ottima votazione, al Politecnico di Roma. Anticipando sui tempi il tema a lui caro del turismo, realizza una tesi sulla progettazione di un Grand Hotel della Marina, eseguito con moderno gusto architettonico.
Nel febbraio del ’24 sposa Tina Leopizzi e un anno dopo nasce il primogenito Bruno, a cui seguiranno Giovanni, Carlo, Maruska, Lucio e Franco. Giovanissimo ingegnere contribuisce, fra le prime opere realizzate, al primo impianto di illuminazione elettrica ad Alezio. Di spirito democratico, ereditato dal padre, non incline al compromesso, si rifiuta di iscriversi al Partito Nazionale Fascista, precludendosi le gare di appalto e diradando la sua professione. Questo sentimento trova ben presto uno sfogo naturale nella politica, una passione inseguita per tutta la vita ma non sempre ricambiata dai consensi generali, per il carattere a tratti scomodo e per nulla interessato a piacere a tutti i costi. Animato da un senso della giustizia e di vicinanza ai più deboli, si iscrive nel 1944 al Partito Socialista Italiano, avvicinandosi poi all’area socialdemocratica. Sarà assessore ai Lavori Pubblici nella prima ricostituzione dopo il fascismo della deputazione provinciale e, per oltre vent’anni, consigliere comunale ad Alezio. L’incarico più prestigioso lo avrà come Segretario Particolare del Sottosegretario di Stato per la Marina Militare per la durata di due ministeri, nell’immediato dopoguerra.
L’impegno in politica è il suo contributo alla ricostruzione del Paese, appena uscito dalle macerie della guerra. Il pensiero va alla sua terra a cui si sente legato da “sentimenti di tenerezza filiale”, come lui stesso confessa. In quegli anni prende forma la proposta di istituire il Compartimento Marittimo di Gallipoli, un merito riconosciuto postumo con l’intitolazione, nel 2015, di una banchina del porto della città jonica, a lui e al figlio Carlo, precursore del turismo nautico.
Ben presto individua nell’agricoltura la strada per il riscatto del territorio.
Alle sue spalle c’è la tradizione di una famiglia da sempre dedita al lavoro della terra ma Niccolò pensa ad un’agricoltura più organizzata, autonoma e fiduciosa nelle proprie risorse. Ritiene giunto il momento che i padroni crescano e si assumano i rischi, diventando imprenditori. Per esempio non più soltanto vini da “taglio”, sfruttati per rinforzare quelli del nord che hanno fatto la fortuna delle grosse aziende, ma vini da “tavola”, immessi con soddisfazione sul mercato. E l’ingegnere Niccolò Coppola diventa un pioniere dell’imbottigliamento con il proprio vino, ribattezzato orgogliosamente “Lacrima di Terra d’Otranto”. Come suo solito non si tira indietro, ci mette la faccia sui suoi prodotti, dando il proprio nome alla neonata azienda agricola.
La stessa passione la usa poi per convincere alcuni agricoltori e proprietari di frantoi ad associarsi in una piccola industria per l’estrazione e la raffinazione degli olii dalle sanse. Nasce così nel 1948 ad Alezio la Società Agricola Industriale Salentina, un nuovo strumento di lavoro capace di sottrarre alle industrie monopolistiche del nord questa materia prima, fonte di ricchezza del Mezzogiorno. In questa maniera scuote le coscienze di altri produttori ne diventa l’esempio e spiana la strada a un nuovo tipo di impresa. Da quel momento è un punto di riferimento per l’imprenditoria salentina del settore, chiamato a far parte di importanti associazioni come l’Unione Provinciale Agricoltori di Lecce e il “Consorzio per il Rosato del Salento”, riconosciuto da tutti come un valido interlocutore, portavoce degli interessi della collettività.
Negli anni Sessanta pochi sanno cosa sia l’agriturismo, qualcuno lo scrive ma con un trattino in mezzo. Per Niccolò le due parole non vanno separate e ha un’intuizione che ancora una volta anticipa i tempi. Trasforma una pineta di sua proprietà nel primo campeggio sul mare del litorale ionico salentino, lo chiama “La Vecchia Torre”, in onore della vicina torre Sabea e accoglie l’ospite con i prodotti dell’azienda, compreso un brandy denominato “Vecchia Torre” come il campeggio. È il 1967, Niccolò è alle soglie dei settant’anni ma si conferma un sognatore, in perfetta sintonia con quell’ansia di rinnovamento che contraddistingue quegli anni. Da ingegnere avrebbe potuto costruire e invece, “green” antelitteram, sceglie la vacanza tra gli alberi. Con la soddisfazione di aver fatto tutto solo con i propri mezzi, coinvolgendo anche la famiglia. Il figlio Carlo, enotecnico di professione, gli sarà vicino anche in questa nuova avventura. E tutti quanti, figli e nipoti, non solo cambieranno le proprie abitudini, imparando quel modo nuovo di trascorrere le vacanze, ma impegnandosi nel settore del turismo, negli anni daranno vita ad altre strutture. Nel 1980 nasce “La
Masseria” sulla tenuta “Patitari”, uno dei terreni storici, appartenuto a Niccolò dal 1938.
Al campeggio affianca anche un giornale, chiamato anch’esso “La Vecchia Torre”, dove affronta ogni battaglia in nome del turismo, contribuendo alla scoperta del Salento. Su quelle pagine Niccolò inventa il termine “costa turchese” per definire, non solo romanticamente, il mare di Gallipoli. Il giornalismo, come la politica, sarà un’altra delle sue passioni. Scrive su organi di partito come “La Giustizia”, su quotidiani nazionali come “Il Tempo” e su fogli locali come “La Tribuna del Salento”, dibattendo di politica come di economia, sensibile ai problemi della terra che conosce bene, trattati senza retorica e con lucidità.
Personalità eclettica, appassionato di teatro, presidente del Lions Club di Lecce, si interessa anche degli scavi che riportano alla luce la civiltà messapica nella sua Alezio. Nel 1955 attraversa l’oceano in nave per riabbracciare il fratello Giuseppe, emigrato
anni prima in Argentina. Le emozioni di quel viaggio rivivranno in un diario, pubblicato postumo su “La Vecchia Torre”.
Niccolò Coppola se ne va la mattina del 21 febbraio 1971 mentre si reca a Lecce per una riunione in favore della migliore produzione agricola del Salento.“Un uomo del Sud” lo saluterà semplicemente il figlio Bruno sulla prima pagina de “La Vecchia
Torre”, riassumendo così l’impegno di un uomo.